ECONOMIA
19/12/2011 - LA CRISI LE SPESE NEL MIRINO

Sanità più cara con il taglio da otto miliardi


Operazione austerità in corsia e in ambulatorio. Dai ricoveri alle visite arriva un altro salasso

Quest’ultima manovra l’ha salvata, ma per la sanità a partire dal 2013 è in arrivo la cura da cavallo prescritta dal decreto di luglio, con una sforbiciata da ben 8 miliardi di euro nel giro di due anni. Di questi, 5 miliardi e mezzo saranno tagliati nel 2014, quando sulle spalle degli assistiti rischia di scatenarsi una grandinata di ticket che gli italiani dovranno pagare per coprire il 40% del risparmio previsto.



Si tratta di ben 2,2 miliardi di euro che costringerebbero le Regioni a chiedere ai loro amministrati contributi ancora più salati degli attuali su visite specialistiche, analisi, accertamenti diagnostici e farmaci ma anche ad introdurne di nuovi, come quello sui ricoveri.

A meno che entro aprile non si riesca a sottoscrivere con il governo un nuovo Patto per la salute, in vista del quale le stesse Regioni stanno mettendo a punto un loro contropiano, fatto soprattuttto di tagli agli sprechi ben mirati, che i Governatori hanno iniziato a discutere nel tavolo aperto la scorsa settimana dal Ministro della salute, Renato Balduzzi.

La verifica dei prezzi 
Per il 2013 la cura sarà composta soprattutto da prezzi di riferimento per l’acquisto di beni e servizi, il parziale ripiano a carico dell’industria degli ingenti sfondamenti della spesa farmaceutica ospedaliera, il tetto di spesa per i dispositivi medici. Sempre nel 2013 entreranno poi in vigore anche i costi standard, che dovrebbero modificare i criteri di riparto delle risorse, premiando le Regioni più virtuose, ossia quelle del Centro-Nord, Lazio escluso.

Poi nel 2014 arriverà la già citata maxi sforbiciata da quasi 5,5 miliardi di euro al fondo sanitario nazionale, che dovrebbe reggere botta anche grazie a una sventagliata di ticket. Una «mission impossible» per l’assessore alla sanità dell’Emilia Romagna, Carlo Lusenti, che è più che mai a stretto contatto con il suo governatore Vasco Errani, Presidente della Conferenza delle Regioni.

Se il balzerello rende poco
«Sulla specialistica e la diagnostica abbiamo già fatto il pieno - spiega Lusenti -. Il ticket sui ricoveri ospedalieri, contrariamente alle stime circolate, darebbe solo poche centinaia di milioni di gettito. Si dovrebbero quindi aumentare drasticamente quelli sulla farmaceutica e tagliare contemporaneamente le esenzioni.

Ma a questo punto salterebbe il principio universalistico sancito dalla Costituzione perché chi ha bassi redditi resterebbe fuori dal sistema sanitario e i più ricchi si rivolgerebbero al privato anziché pagare super-ticket».

Il blocco del turn over 
Per questo le Regioni hanno un loro contro-piano, fatto di blocco del turn-over esteso anche alle amministrazioni virtuose, acquisti di beni e servizi solo su scala regionale, chiusura di unità operative e reparti ospedalieri che erogano così poche prestazioni da non garantire qualità ed efficienza gestionale.

Esenzioni, si cambia 
Il tutto dovbrebbe accompagnarsi anche a una diversa modulazione delle esenzioni dai ticket, che al Ministero della salute stanno già graduando per fasce di reddito e tenendo conto del quoziente familiare, applicandoli anche all’enorme massa di prestazioni sanitarie inutili (solo i ricoveri non appropriati, secondo le stime più aggiornate, sono la bellezza di 940mila ogni anno).


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