Confronto Francia - Italia












Tra il 2010 e il 2011 si è conosciuto l'allargamento della crisi ai debiti sovrani e alle finanze pubbliche di molti paesi, soprattutto dell'eurozona; . L’Italia in particolare è stata duramente colpita da tale situazione,  ma la Francia non costituisce certo un’eccezione a tale fenomeno. 
Disavanzi e debiti pubblici sono dunque aumentati vistosamente negli ultimi anni in entrambi i Paesi. Si è posta dunque la necessità di riportare i bilanci pubblici verso una situazione di normalità fiscale – con bassi deficit e rapporti debito-PIL in discesa - e di fissare rapidamente un itinerario di riequilibrio del bilancio, con una ricomposizione della spesa corrente e con riforme strutturali che favoriscano l’innalzamento del potenziale produttivo e la competitività del paese.
In linea generale, la tendenza comune ai  pacchetti di austerity già adottati o annunciati da Francia e Italia, è di intervenire per prima cosa, in maniera trasversale, sulle voci di spesa più rilevanti: pensioni, spesa sociale, costi del personale delle pubbliche amministrazioni, ecc.

                                                                                                                                       
La Francia è caratterizzata da un debito pubblico pari a  1700 miliardi di debito ( corrispondenti all’ 87% del PIL 2012),  che risulta inferiore a quello italiano di  1901 miliardi di euro pari al 122% del PIL realizzato nel 2010; tuttavia il  livello di debito prefissato per i paesi membri dell’ UE corrisponde al 60% rispetto al Pil, mentre il deficit obiettivo non dovrebbe superare il limite del 3%.

Per far fronte a tale situazione la Francia ha previsto una Manovra da 19 miliardi per il biennio 2012-2013 (0.8% PIL) e risparmi di spesa complessivi per 95 miliardi entro 2013 con l’obiettivo di ridurre il deficit del 3% entro tale data.
Il disavanzo stimato a breve termine ammonta all’8,4%. Il percorso di risanamento mira dunque a portare nelle casse dello Stato 100 miliardi in più entro il 2013 tra tagli alle spese e nuove entrate e a mettere a regime entro il 2020 un risparmio annuo pari all’1,9% del PIL.


Nello stesso quadro, anzi in un contesto di vera e propria emergenza, è maturata la manovra finanziaria del Governo italiano che, attraverso riduzioni di spesa e aumento delle entrate, opera una correzione dei conti pubblici tendenziali nella misura di 20 miliardi di euro  (1.3% PIL) nel prossimo biennio. La correzione del bilancio dovrebbe ridurre il deficit pubblico di 21 miliardi al 3,9 per cento nel 2011 e al 2,7 per cento nel 2012. Gli interventi adottati dal governo italiano per ridurre il fabbisogno e il debito pubblico sono da considerarsi oggi tra i più severi dell’Unione europea.

Il piano adottato dal governo italiano è composto in particolare per due terzi dai tagli alle spese e per un terzo da maggiori entrate derivanti dalla lotta all’evasione fiscale e contributiva, dall’aumento della fiscalità, dell’aliquota IVA, dell’imposta sui carburanti nonché dall’aumento della fiscalità in ambito immobiliare, come ad es. la reintroduzione dell’ICI sulla prima casa di proprietà.

La Francia concentra invece i suoi interventi maggiormente sulle entrate per le quali sono previsti incassi per 5,2 miliardi di euro e prevede interventi minori per quanto riguarda le uscite per le quali si stima un risparmio di 1, 7 miliardi.  A tal proposito sono annunciate  dunque consistenti riduzioni delle agevolazioni fiscali soprattutto in ambito immobiliare, nonché per l’acquisto di beni durevoli e un aumento dell’Iva dal 5,5% al 7%. 

Il primo passo della manovra francese consiste nel congelamento delle spese pubbliche, bloccate in valore assoluto al livello 2010 fino a fine 2012, fatta eccezione per gli interessi sul debito e la spesa pensionistica. Ciò significa una riduzione del 10% in tre anni delle spese di funzionamento corrente, ad iniziare dai ministeri, che sono stati invitati dal ministro dell’Economia a ridurre del 10% le proprie spese: dal numero di collaboratori alle missioni all’estero, ma anche spese di rappresentanza.  Tutto ciò comporterebbe un risparmio di circa 500 mln.

Anche in Italia si registra innanzi tutto una maggiore attenzione ai saldi finanziari delle pubbliche amministrazioni, estendendo le misure di rigore ai soggetti che gravano sul bilancio dello Stato a prescindere dalla loro personalità giuridica.

Un altro intervento comune riguarda il blocco parziale del turnover nel pubblico impiego. In Francia con i nuovi provvedimenti, l’obiettivo per il 2013 è 34mila dipendenti pubblici in meno l’anno per tre anni, per un taglio complessivo di 100mila posti. Ogni due dipendenti pubblici che andranno in pensione solo uno verrà sostituito.

In modo analogo in Italia il divieto delle assunzioni viene esteso, in maniera rigorosa, anche ai livelli di governo regionale e locale, prevedendo un turnover pari al 20% dei cessati. Viene imposto il blocco della contrattazione collettiva per il triennio 2011-2013 e la riduzione delle retribuzioni solo per i redditi superiori ai 90mila euro con uno scaglione maggiore per quelli superiori ai 150mila.

Preoccupa in particolare tanto in Francia quanto in Italia il deficit del settore pensionistico, in rosso da tempo. La riforma delle pensioni in Francia prevede perciò l’aumento dell’età minima pensionabile da 60 a 62 anni, che sarà introdotto gradualmente entro il 2017 con scaglioni di 4 mesi ogni anno. Per avere la pensione piena serviranno inoltre 41 anni e mezzo, e non più 40, di contribuzione.

In materia pensionistica l’Italia porta invece l’età minima pensionabile delle donne a 62 anni a partire dal 2012 e a 66 anni a partire dal 2018, eguagliando così quanto previsto per gli uomini; ma soprattutto introduce il metodo di calcolo contributivo delle prestazioni  per tutti. Per quanto riguarda il raggiungimento della pensione in Italia sono necessari 41 anni e 1 mese di contributi per le donne e 42 anni e un mese per gli uomini.


In generale dunque possiamo osservare come gli interventi adottati in Francia e in Italia, pur nella loro eterogeneità, mostrano molti tratti comuni relativamente alle misure adottate e al contempo la presenza di piani di medio periodo diretti a ridurre stabilmente il peso dell’amministrazione pubblica e della spesa pubblica complessiva.

Va sottolineata inoltre che le misure adottate dal governo italiano risultano sia più severe sia di più rapida efficacia, producendo quindi un maggior impatto sociale  rispetto ai provvedimenti assunti in Francia. Ciò è dovuto all’ insopportabile livello raggiunto in questo contesto dallo Stock del debito italiano, che ha messo in dubbio la sua sostenibilità, richiedendo quindi un intervento di correzione immediata e strutturale, che convincesse gli investitori a rifinanziarlo via via che si presentassero le  varie scadenze.

L’ emergenza e la rapidità con la quale si sono verificati eventi storici, quale la formazione di un governo tecnico, l’ introduzione di misure economiche da anni al centro del dibattito politico – sociale, come la riforma previdenziale, l’ attenzione posta dai media internazionali sulle difficoltà italiane, hanno oltremodo drammatizzato le reazioni politiche e la rappresentazione dei fatti operata dai mezzi di comunicazione. Viceversa in Francia, pur con l’ attenzione dovuta, il dibattito si è svolto con modalità meno conflittuale ed una trattazione più moderata da parte della stampa.

In ultimo si può riflettere sul fatto che, mentre la Francia ha subito la storica perdita della tripla AAA, assegnata dalle agenzie di rating,  nel mese di  Gennaio  2012, l’ Italia ha vissuto il suo periodo peggiore a metà di Novembre 2011, nel momento in cui si è verificato il cambio di governo; nello stesso periodo di Gennaio  2012, il differenziale di rendimento rispetto ai titoli tedeschi (Spread ) registrava una repentina riduzione di circa 200 punti base, e il tasso dei titoli pubblici ad un anno si è ridotto in due mesi dal 6% al 2%.

Ciò dimostra che il quadro di fondo della Francia, se pur migliore,  resta critico ed è ancora in una fase iniziale di peggioramento; al contrario l’ Italia , che in valore assoluto presenta livelli economici maggiormente preoccupanti risulta essere in via di miglioramento proprio ed esclusivamente per effetto delle misure di politica economiche intraprese.



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