Dalle banche
all’economia reale anche la Francia entra in recessione
I dati sul prodotto interno lordo diffusi dall'Insee, l'equivalente dell'Istat
italiano, danno il segno meno per il secondo trimestre consecutivo. La ripresa
non arriverà prima del secondo trimestre del prossimo anno. Ma il governo di
Sarkozy ostenta sicurezza: "Siamo uno dei Paesi più sviluppati e solidi
del mondo".
In tanti puntano
il dito contro Parigi. E in particolare contro le banche francesi, che
sarebbero all’origine del patatrac attuale, dopo aver investito a iosa nei bond
della Grecia, ai tempi considerata come “la nuova tigre dell’Europa del Sud”. Una
cosa è certa: in Francia da finanziaria la crisi attuale sta piombando dritta
sull’economia reale. Tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2012 anche il
Paese transalpino cadrà in recessione.
I dati sono stati
pubblicati dall’Insee, l’istituto statistico francese, equivalente del
nostro Istat. Si tratta della previsione per il Pil, il Prodotto interno lordo,
nel periodo ottobre-dicembre 2011 (-0,2%) e di quella per il gennaio-marzo 2012
(-0,1%). Due trimestri consecutivi con il segno negativo indicano tecnicamente
l’avvio di una recessione. Che, apparentemente, sarà breve e non profonda (si
tratta di flessioni minime). Ma pur sempre recessione sarà.
L’Insee, in
realtà, prevede una ripresa (ma timidissima, +0,1% per il Pil) nel secondo
trimestre 2012. Ma mette le mani avanti per l’anno prossimo nel suo complesso:
sarà difficile, secondo gli esperti dell’istituto, centrare l’obiettivo di una
crescita dell’economia dell’1%, come prevista dal governo (che, fra l’altro,
rivede costantemente la stima al ribasso). E’ una brutta notizia per
l’esecutivo, che proprio su quella previsione ha basato le due ultime manovre
finanziarie aggiuntive, varate nell’estate, in piena crisi finanziaria,
ribadendo (fino a oggi, lo stesso François Baroin, ministro dell’Economia) che
non è necessario vararne di nuove. Gli ultimi dati rappresentano pure una
brutta notizia per Nicolas Sarkozy, già in campagna per le presidenziali della
prossima primavera.
Ma perché la
locomotiva francese sta rallentando? Occupazione e investimenti delle imprese
sono i punti deboli dell’economia del Paese. L’Insee prevede un rapido aumento
della quota dei senza lavoro, che nel terzo trimestre 2012 dovrebbe superare la
soglia del 10%, sopra la media europea (e peggio dell’Italia). Quanto
all’investimento delle imprese non finanziarie, nel terzo trimestre di
quest’anno si è già ridotto dello 0,3% e, secondo l’Insee, dovrebbe continuare
a calare almeno fino alla metà del 2012.
L’ultima volta la
Francia era uscita dalla recessione nella primavera del 2009 - quella scatenata
dalla crisi finanziaria del 2008 – come nel resto d’Europa. Ma allora Sarkozy
aveva potuto tamponare le falle dell’economia del suo Paese mettendo mano alla
spesa pubblica: sostenendo l’industria automobilistica e il comparto bancario.
E lanciando ambiziosi progetti, infrastrutturali e non. Solo così aveva potuto
dare ossigeno a un Paese, dove l’industria privata già arrancava, afflitta da
problemi congiunturali e soprattutto strutturali. Oggi, invece, la situazione è
cambiata. Il deficit pubblico dovrebbe toccare a fine 2011 il 5,7% del Pil: il
Presidente ha le mani legate, soprattutto ora che ha la Merkel sul collo.
A Parigi,
comunque, si continua a ostentare sicurezza. Oggi, a una domanda di un
giornalista che ricordava come sia estremamente probabile che il suo Paese
perda la tripla A, il rating che indica il massimo dell’affidabilità
finanziaria, il ministro Baroin ha risposto che “la Francia è uno dei Paesi più
sviluppati e solidi del mondo”.
http://www.ilfattoquotidiano.it
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