Nota del premier ai dipendenti di Palazzo Chigi e del ministero dell'Economia: stop alle spese improprie

MILANO - Dopo tagli e manovre comincia ufficialmente anche l'era dell'austerity ministeriale promossa dal governo Monti. Cominciando dalla Presidenza del Consiglio e dal ministero dell'Economia, le due strutture sotto il diretto controllo del premier. I dipendenti pubblici non potranno infatti più accettare regali di valore superiore ai 150 euro, mentre Palazzo Chigi e il ministero del Tesoro dovranno dire addio alle spese di rappresentanza. Il presidente del Consiglio Mario Monti, «in considerazione della primaria esigenza di rispettare gli obiettivi di finanza pubblica», ha diramato infatti istruzioni «per assicurare l'economicità e l'efficienza nell'azione amministrativa a tutte le strutture che dipendono dal Ministero dell'Economia e delle Finanze e dalla Presidenza del Consiglio».
LA NOTA - «Il fine - si spiega nella nota - è di assicurare non solo la puntuale e sicura osservanza dei limiti di spesa fissati dalle norme, ma anche di evitare spese non indispensabili o non ricollegabili in modo diretto ed immediato ai fini pubblici assegnati alle singole strutture amministrative, astenendosi dall'effettuare spese di rappresentanza, ed evitando di organizzare convegni, o altri eventi non strettamente indispensabili - si legge in una nota di Palazzo Chigi -. Infine è stata ricordata l'esigenza di osservare scrupolosamente le disposizioni contenute nel codice etico di ciascuna amministrazione, con particolare riferimento a quelle relative al divieto di accettare regali e omaggi di qualsiasi natura di valore superiore a 150 euro, tali da non poter essere interpretati, da un osservatore imparziale, come finalizzati ad acquisire vantaggi in modo improprio. In ogni caso, i regali di valore superiore devono essere restituiti, ovvero ceduti all'Amministrazione di appartenenza».
DIFESA - Poco prima della nota del premier era terminata una lunga riunione del Consiglio supremo di difesa in cui il ministro Giampaolo Di Paola aveva illustrato le linee della revisione «ormai ineludibile» dello strumento militare allo scopo di generare ulteriori risparmi anche per quanto riguarda il comparto difesa. Meno militari, tagli anche ai programmi di armamento più costosi (i contestati caccia F-35 da soli valgono ben 15 miliardi di euro), dismissione di caserme e siti non più utili, salvaguardia delle missioni internazionali, spinta verso l'integrazione con le forze armate Ue: questi i punti chiave del programma. L'organismo ha quindi concordato «sulla necessità di avviare, in tempi contenuti, la razionalizzazione del sistema Difesa, al fine di eliminare ridondanze e inefficienze». Il piano potrebbe andare la prossima settimana in Consiglio dei ministri.
Redazione Online
  • Corriere della Sera 
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  • 8 febbraio 2012 (modifica il 9 febbraio 2012)

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